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La fiamma rimane accesa!

di Sebastiano Roti



Nella giornata di giovedì è giunto l’attacco dal Partito Democratico e dalla senatrice a vita Segre contro Giorgia Meloni e il nostro partito: secondo loro, dal nostro simbolo elettorale, andrebbe tolta la fiamma tricolore.

Facciamo però un passo indietro; tutto è cominciato dopo l’intervento (in tre lingue diverse) del Presidente nazionale di Fratelli d’Italia alla stampa internazionale, nel quale ripete le stesse identiche parole che ripete da anni, ma che a sinistra sono passate “inascoltate”. Ovvero che “la Destra italiana ha consegnato il Fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche”, queste le sue esatte parole.


Per gli esponenti progressisti, bisognosi di ulteriori scuse per cercare di screditarci agli occhi degli elettori, senza riuscirci, però non è abbastanza. Ed è così che, a distanza di poche ore, esponenti progressisti come Letta, la Boldrini ed Elly Schlein (per citarne alcuni) inveiscono istericamente: “Non l’ho sentita dire che non ci saranno fascisti e nostalgici nelle sue liste” dichiara la vice-presidente dell’Emilia Romagna, o ancora “Dichiararsi non-fascisti non è sufficiente”, strilla la Boldrini. Fino ad arrivare a giovedì scorso, giorno in cui la Segre ha affiancato le sinistre. Immediata la risposta di Ignazio La Russa, lui che la fiamma “l’ha vista crescere”, nella quale ricorda che lo stesso marito della senatrice a vita, Alfredo Belli Paci, fu iscritto al MSI e si candidò, nelle liste del partito della fiamma, nel 1979, pur essendo un uomo ben lontano dal definirsi fascista. E come lui moltissime altre persone militarono nel MSI senza il bisogno di sentirsi fascisti, nè nostalgici. Potrei citarne a decine, ma mi limiterò a menzionarne solo alcune, quelle più di spicco. Primo tra tutti è Paolo Borsellino: senza nemmeno rammentare l’enormità del giudice antimafia, che in gioventù fu importante esponente siciliano del FUAN. Borsellino però non rinnegò mai la fiamma, anche perchè continuò ad essere un uomo attivo nella destra. L’avvocato e parlamentare di Alleanza Nazionale, Enzo Fragalà, assassinato nel 2010 dalle cosche di Cosa nostra. E ancora, Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 e già vice-direttore del Tg1 e militante del Fronte della Gioventù, sportivi come il pugile Nino Benvenuti, esule scappato a 16 anni per sfuggire all’orrore delle Foibe, giornalisti, scrittori. Personaggi di cui tutt’Italia, anche la sinistra, dovrebbe andare fiera e che rappresentarono la fiamma.


Dopo questo elenco però occorre ricordare cosa è realmente la fiamma, il simbolo che per più anni consecutivi è stato rappresentato nel nostro Parlamento. Infatti, la fiamma compare nel simbolo del Movimento Sociale dalla sua fondazione, nel 1947, e dallo stesso anno in Camera e Senato, prima col MSI e col MSI-DN, poi con Alleanza Nazionale (seppur “miniaturizzata”) ed attualmente con Fratelli d’Italia, che la rappresenta senza la base a forma di trapezio con la scritta MSI e piccola come quella di AN. Si può perfino dire che questa fiamma, che ora serve come scusa della sinistra per ricorrere all’allarme fascismo, abbia veramente fatto una parte della storia della Repubblica Italiana. Tant’è vero che fu ed è ben inserita nelle nostre istituzioni, mediante sindaci, governatori di Regione, ministri e persino due vice-Presidenti del Consiglio in precedenti governi .


Ricordiamoci che noi proveniamo dal Movimento Sociale, lì si trovano le nostre radici ed in parte ancora oggi le rappresentiamo, seppur ampiamente in chiave moderna e migliorate. In conclusione, occorre ricordare, una frase di parecchi anni fa di Giorgio Almirante, che ad oggi sembra essere più attuale e più adatta al contesto che viviamo: “non rinnegare, non restaurare”, frase emblema della fondazione del MSI; mentre il comunismo esiste ancora, il Fascismo è morto e sepolto dalla fine della Guerra: non ha senso oggi dirsi Fascisti e non hanno senso gli insulti fatti dalla sinistra di questa natura. Ed infatti, con la saggezza di Giorgia Meloni per prima e di tutti gli altri vertici del nostro Partito, per evitare di ritornare sui passi di chi le nostre radici voleva reciderle, lo stemma per le elezioni politiche del 2022 è stato presentato: uguale a quello del 2018. Con la fiamma, che arde come non mai!




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