La Grande Festa
- Redazione

- 2 giorni fa
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di Roberta Salerno
Samhain.
Morire con onore. Vivere nella memoria della tribù.
Essere ricordati nella grande festa.
Quando le notti si fanno più lunghe e il confine tra i vivi e i morti si assottiglia, il tempo si ferma per un istante. È Samhain.
L'antica festa celtica in cui si celebra la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Non è solo una ricorrenza: è un passaggio, un rito, una memoria che torna a chiedere ascolto.
In questo tempo sacro, chi ha vissuto con coraggio ritorna.
I guerrieri, i martiri, i figli migliori del popolo: coloro che non hanno temuto la morte perché avevano capito che la vera eternità si conquista nel ricordo della tribù.
Morire con onore, vivere nella memoria.
Non è uno slogan. È la più antica legge non scritta delle comunità libere. Chi combatte per il bene del proprio popolo, chi difende i valori, chi resiste contro l’omologazione e il nichilismo, non muore mai davvero.
Viene evocato ogni anno, ogni volta che i cuori puri si radunano intorno al fuoco.
Samhain è il momento in cui onoriamo chi è venuto prima di noi.
E ci chiediamo: saremo degni di essere ricordati domani?
Saremo anche noi nomi pronunciati sottovoce, con rispetto, quando i giovani si riuniranno per sentire le storie di chi ha avuto il coraggio di esserci davvero?
In un mondo che dimentica tutto, noi scegliamo il ricordo.
In un’epoca che scarta chi non serve più, noi ricordiamo i nostri avi.
Perché non c’è identità senza radici.
E non c’è futuro senza chi ha saputo morire per qualcosa di più grande di sé.
Samhain è la nostra festa.
Quella di chi resiste. Di chi ricorda. Di chi sarà ricordato.









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