di Michele Giordano
Faccio l'insegnante, sono di destra e non lo nascondo, ma rispetto i miei alunni e le loro idee. Non ho nessuna difficoltà a condannare la violenza con cui qualche giorno fa alcuni ragazzi di sinistra sono stati picchiati, ma non ho alcuna difficoltà nemmeno a giudicare l'intero accaduto, e non una sola parte, come altri hanno fatto. E se non ho questa difficoltà è perché ritengo che il compito di un insegnante sia unire e non dividere, stemperare tensioni e non acuirle, chiamare le cose per nome e non leggerle nell'ottica dell'ideologia. Innanzitutto prima di sabato 18 febbraio, il 9 febbraio i ragazzi di Azione Studentesca, davanti al Pascoli di Firenze, provarono a volantinare sul tema del Giorno del Ricordo, ma furono bloccati violentemente dai collettivi di sinistra e solo l'intervento di alcuni insegnanti evitò che la situazione degenerasse. Dove era l'indignazione collettiva quel giorno? Il 18 mattina, questa volta davanti al Michelangiolo, la situazione sembrava più calma e tranquilla, il volantinaggio era iniziato, ma ad un certo punto, arrivati i collettivi di sinistra, i ragazzi di AS si sono presi spintoni e si sono visti strappare davanti agli occhi i loro volantini, cosa che non giustifica ciò che è accaduto, ma che dà un quadro completo della situazione. A ciò bisogna aggiungere che rispetto a quanto accaduto quel giorno vi è anche la testimonianza di un docente che, avendo assistito alla scena, ha fatto presente ad Open (che non è La Verità, né Il Giornale) che quella mattina i collettivi si erano già organizzati per impedire ai ragazzi di AS di volantinare. Il docente ha preferito rimanere nell'anonimato, ci si è chiesti il perché? Quindi sebbene le violenze si collochino in un quadro politico, certamente queste non vanno inquadrate - come tutti hanno fatto - in un'aggressione fascista ai ragazzi di sinistra, né in un pericolo squadrismo che i grandi, invece, rischiano di fomentare. E ciò sia perché il fascismo è un fatto di 100 anni fa, sia perchè AS non è un'organizzazione fascista (altrimenti sarebbe stata sciolta), sia perché di aggressione non si può parlare, poiché si è trattato di una rissa. E rispetto a cio, sarà forse un caso che la procura indaghi su "violenze private" e non su altro? Improvvida è stata poi l'uscita della preside, che anziché fare ciò che compete fare ad un educatore, ovvero chiamare le cose per nome e stemperare i toni, si è messa a parlare di pericolo di un ritorno al fascismo, rischiando di fomentare ancora di più l'intolleranza e la violenza. Non a caso poi, ci sono state manifestazioni di giovani di sinistra che hanno inneggiato alle foibe, ai fascisti da uccidere e alla Meloni da mettere a testa in giù. Cose sulle quali, però, nessun giornale democratico si è espresso e che nessun difensore della libertà ha ritenuto di dover condannare. Era il '75 quando un giovane studente iscritto al Molinari di Milano, iscritto al Fronte della Gioventù, scrisse un tema per condannare i delitti delle BR. Quel giovane, per aver espresso un' idea non conforme, non solo subì intimidazioni e violenze dai suoi coetanei nell' indifferenza generale di docenti e preside, ma addirittura prima di cambiare istituto si sentì dire dal dirigente scolastico che la sua presenza "creava imbarazzo alla scuola". Quale fu il risultato di una presa di posizione simile? Che il 13 marzo di quell'anno 8 bestie di Avanguardia Operaia gli fracassarono il cranio con delle chiavi inglesi, portandolo alla morte dopo 47 giorni. Quel giovane era Sergio Ramelli e Sergio morì anche per colpa di chi rinunciò ad educare e a chiamare le cose per nome, per assumere pericolose e letali posizioni ideologiche, facendo l'indifferente prima che la situazione degenerasse. Voglio dire che quei giovani sono come Ramelli? No, Sergio non picchiò nessuno, quei ragazzi si e hanno sbagliato. Però voglio dire che esasperare il clima e urlare al "fascismo da abbattere" in assenza di fascismo può portare ad un acuirsi della violenza. Può la scuola assumere prese di posizione ideologiche che anziché condannare la violenza in toto, riaccendono vecchi rancori e rischiano di riportarci agli anni di piombo? No. Perché a pagarne le spese non sarebbero solo i "fascisti" ma anche trasversalmente tutti i giovani, che finirebbero vittime dell'odio generato da "grandi" superficiali e ideologizzati. Io sono un insegnante, sono di destra e forse i miei alunni lo sanno. Ma sanno anche che li amo troppo per indottrinarli, per non condannarne le violenze o per esporli a rischi simili. Nessuno usi violenza su un giovane, di destra o di sinistra che sia, ma nessun adulto usi tutti i ragazzi e la scuola per battaglie ideologiche che rischiano di generare nuove violenze. Perché anche questa è violenza, più subliminale, ma forse anche più letale.
Comments