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Miti, inni, identità: Nazione

di Riccardo Livatino


Quando si parla di difesa della propria Nazione troppo spesso si confonde questo termine con il più demonizzato “nazionalismo”.


È un errore comune e banale che rischia di far perdere il vero significato e il valore reale di ciò a cui attiene l’essere parte di un’entità nazionale, ovvero condividere la stessa lingua, gli stessi usi, costumi, tradizioni e riconoscersi in una storia comune.


Eppure tale identità ormai è divenuta nemico di una certa visione globalistica del mondo, che tenta di distruggerla, sostituendola invece con il mito del libero mercato. Visione che non solo dal punto di vista culturale, ma anche geopolitico, ha demonizzato lo spirito nazionale, visto come origine delle peggiori sciagure della storia.


Certamente molti storici marxisti e liberali hanno appoggiato tali teorie, però la stessa storia di cui si dichiarano conoscitori sembra smentirli.

Senza andare troppo indietro nella storia, negli anni '90 con la guerra di Jugoslavia, si è visto come una frammentazione del territorio in più stati, noncurante delle tradizioni e delle culture di popoli, e prima la repressione socialista della dottrina Tito abbia portato una esasperazione dello spirito nazionalista dei serbi e dei croati che vedevano la loro identità negata, manifestatasi in seguito con massacri e genocidi.

Ancora oggi la minoranza serba in Kosovo vede tolto il diritto di essere serbi in terra straniera, venendo invece perseguitati tramite una burocrazia e leggi volte alla privazione della loro identità.


Rimanendo sempre al giorno d'oggi, l'Ucraina non può non essere l'esempio forse più palese di repressione compiuta contro minoranze portatrici di cultura e anche prosperità. I russi del Donbass e della Crimea hanno visto tolto il diritto di poter parlare la propria lingua nelle scuole e a livello istituzionale.

Ma se il trattamento russo si può - in realtà no - giustificare con l'odio che divide ucraini e russi, i primi che hanno visto i propri cittadini deportati e uccisi dai sovietici su ordine di Stalin, e i secondi invece hanno dovuto fronteggiare l'invasione nazista aiutata dai nazionalisti ucraini, non si può ignorare il trattamento riservato alla minoranza ungherese che si è vista privata della propria lingua e il presidente ungherese Viktor Orban più volte ha denunciato tali situazioni all'unione Europea, la quale ha sempre ritenuto di non dover intervenire, avendo però da ridire quando l'Ungheria stranamente si è rifiutata di inviare armamenti all'Ucraina.


L'Unione Europea ormai si rivela cieca e noncurante dei popoli che abitano il continente europeo, forse perchè interessata solo al mercato o perchè consigliata da Nazioni che hanno interessi contrastanti con quelli dei popoli europei.


Noi tutti però sappiamo la verità riguardo al nostro continente, che non può essere considerato solo un'entità geografica, ma un giardino dove sono fioriti i più grandi imperi e dopo la pace di Westfalia si andarono a creare gli Stati Nazione che hanno dato ai popoli europei la possibilità di prosperare senza essere schiavi di tiranni stranieri. Questi stati Nazione si sono basati su una sola Nazione, un solo stato e una sola lingua ed è proprio quest' ultima al centro anche oggi di tutte le dispute territoriali, e a ragion, visto che è la manifestazione più alta dell'autocoscienza di un popolo, e come giustamente disse Emil Cioran : "Non abitiamo in una nazione, abitiamo in una lingua. Perciò solo la nostra lingua madre è la nostra vera patria".

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