d Jacopo Tagliati
Sono bastati poco meno di cinque mesi di governo per arrivare a parlare anche di questo: l’utero in affitto. Qualcosa che noi, come movimento giovanile e politico, aberriamo e condanniamo da moltissimi anni come pratica inumana e spregevole nei confronti della donna e del nascituro. Ma c’è chi non la pensa così e, negli ultimi giorni, i paladini dell’estremo liberalismo alla californiana sono arrivati a “strapparsi i capelli” in diretta tv o a sbottare via social.
Pochi giorni fa, infatti, Lucia Annunziata, conduttrice di mezz’ora in più, ha perso le staffe dopo essersi confrontata con il Ministro della Famiglia e Pari Opportunità, Eugenia Roccella. Magari molti di voi se la ricorderanno per quel curioso episodio nel quale la sua grandissima predisposizione a lasciar parlare l’ospite vide, niente po’ po’ di meno che Silvio Berlusconi, abbandonare il suo studio poiché infastidito dal comportamento della giornalista. Questa volta l’illuminata giornalista se l’è presa con il Ministro poiché reo, secondo la sua distorta visione, di non svolgere al meglio il suo lavoro creando una legge ad hoc per il riconoscimento dei figli avuti da coppie omosessuali (all’estero) tramite maternità surrogata. Alla fine, la conduttrice si è scusata, ma la frittata era già fatta: parolaccia e sclero in diretta da far invidia ai democratici americani che nel 2016 urlarono di rabbia dopo la vittoria di Trump.
Dopo ciò è tornato a parlare dell’argomento anche l’Onorevole Fabio Rampelli, dicendo qualcosa di scontato per una qualsiasi persona di destra o, quantomeno, con un po’ di senno:
"Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l'iscrizione all'anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l'hanno fatta fuori dai confini nazionali".
Una frase fattuale, puntuale e quantomai corretta. Si può argomentare quanto si vuole in merito, ma la biologia avrà sempre l’ultima parola e ci dirà sempre che “il figlio” di una coppia gay non può essere biologicamente un loro figlio. Tantopiù se concepito con il seme di uno dei due uomini, procreato in provetta all’estero e partorito da una persona terza pagata per farlo: sarà dunque figlio dell’utero in affitto.
Non c’è quindi delirio di giornalisti o di politicanti che tenga (l’Onorevole piddina Picierno è sbottata dopo l’affermazione di Rampelli): l’utero in affitto è stato giustamente attaccato dal governo e dai membri della sua maggioranza in quanto rappresenta un qualcosa di sbagliato e abominevole. Al solo pensiero che una giovane donna metta in vendita il suo utero e tenga in grembo per 9 lunghissimi mesi un figlio che non rivedrà mai più e che non sarà mai considerato come suo
mi mette i brividi, e sono profondamente convinto di non essere il solo.
L’Annunziata e tutti gli intellettualoidi ultraliberisti della sinistra radical chic dovranno mettersi l’anima in pace: con noi al governo della Nazione, non verranno mai incentivate pratiche le quali svendono e sviliscono le donne e le quali le trattano come oggetti da utilizzare a piacimento delle coppie gay, ansiose di fare ciò che la natura gli ha impedito di compiere. Visto e considerato che cinque anni sono lunghi, consiglio alla troupe sopracitata tisane rilassanti/depurative da 5 euro a confezione da reperirsi esclusivamente nei negozi in centro a Milano/ai Parioli, oppure, molto semplicemente, un bagno d’umiltà unito all’acquisizione della consapevolezza che quando si perde le decisioni le prendono le persone che la pensano in modo opposto a te e, proprio per questo, quest’ultime vanno rispettate e non viste come prodotti scadenti di menti destrorse.
Io una via ve la ho indicata…sempre meglio di 5 anni di ulcera!
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