di Jacopo Tagliati
Italia, Paese del buon vino, del lieto vivere, del sole e della dieta mediterranea. Un pezzo della cultura italiana, oltre che una grande verità, la quale ci rende da sempre grandi ed invidiati in tutto il mondo.
La nostra cucina è infatti impareggiabile e, secondo gli esperti di mezzo pianeta, non esiste nulla nemmeno paragonabile alle pietanze e alle vivande italiane.
Certamente ciò è un qualcosa di cui noi andiamo fieri e che frutta alla nostra Nazione ogni anno entrate per diversi miliardi di euro garantendo a centinaia di migliaia di famiglie sicurezza e prosperità. In questo variegato mondo quale è quello dell’agroalimentare italiano, una vera punta di diamante è rappresentata dal settore viticolo: il vino per farla semplice. Pensiamo al fatto che basti spostarsi di qualche kilometro al di fuori di una qualsiasi città italiana per poter imbattersi in filari a perdita d’occhio ed entrare all’interno di paradisi naturali dove, dall’uva, le sapienti mani di artigiani di ogni regione italiana, nessuna esclusa, trasformano il frutto in prelibato nettare bianco, rosso o rosato. Insomma, in Italia in quanto a vini vi è davvero l’imbarazzo della scelta. Non c’è quindi da stupirsi se qualche giorno fa il nostro Capodelegazione all’Europarlamento, Carlo Fidanza, abbia fermamente condannato la decisione del governo irlandese, approvata dall’UE, di applicare su tutte le bottiglie di vino e liquori l’agghiacciante scritta “Alcool e tumori sono collegati in modo diretto”. A maggior ragione perché l’Italia potrebbe subire un danno non indifferente a livello economico dovuto al crollo delle esportazioni verso il paese in questione. Una vera follia davanti alla quale il gigante burocratico europeo si dimostra ancora una volta immobile. Ma la notizia che ha fatto ancora più scalpore (sempre restando in argomento) riguarda le dichiarazioni rilasciate in un’intervista al Corriere della Sera dalla docente universitaria padovana Antonella Viola. In quello che forse possiamo considerare un delirio di egocentrismo unito alla smania di voler fare notizia, dalla bocca della Viola sono uscite niente meno che queste due frasi che vi riporto integralmente: “Sì, studi recenti hanno analizzato le componenti della struttura cerebrale, dimostrando che uno o due bicchieri di vino al giorno possono alterarle. Insomma, chi beve vino ha il cervello più piccolo”. “Bevo raramente, solo in occasioni particolari. Per esempio se ceno in un ristorante stellato, se festeggio un compleanno o una ricorrenza importante”. Viene da ridere, vero? Certo, perché le sue esternazioni rasentano il ridicolo. Lei, prima parla di “studi recenti” senza citarne direttamente la fonte e rimanendo alquanto vaga e poi afferma che al vino, nei ristoranti stellati, non rinuncia..tutto molto surreale, non credete? Insomma, davanti a certi fenomeni in cerca del loro quarto d’ora di celebrità noi sorridiamo e facciamo spallucce, anche perché basta guardarsi indietro nel tempo per vedere come quanto affermato dalla docente sia sbagliato.
Se chi beve ha il cervello più piccolo (e di conseguenza è meno intelligente) perché gli antichi romani, noti consumatori di vino, hanno creato il più grande Impero mai esistito? Oppure come mai i nostri nonni, che ad un buon bicchiere di vino non hanno mai rinunciato, hanno risollevato l’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale con il sudore e la volontà nel giro di un decennio ricostruendola quasi da zero? O più semplicemente, guardando alla sua regione di provenienza, il veneto, perché essa non è fanalino di coda della produttività (per citare un settore ma ce ne sarebbero molti altri) italiana? D’altronde, è proprio il Veneto una delle regioni in cui il consumo di vino è fra i più elevati.
Ergo, cara la mia docente, del vino italiano e del vino in generale è meglio che non parli. Questo perché se parli del vino italiano non parli solo di un mero prodotto di consumo, ma parli della nostra cultura, le nostre radici, di ciò di cui andiamo fieri e di una delle tante eccellenze che ci rende grandi nel mondo. In questi casi sempre meglio tacere per evitare grame figure.
Ah, quasi dimenticavo, quando vuoi ti aspetto a Parma per brindare al vino italiano e alla sua qualità, senza che ci sia ricorrenza di alcun tipo da festeggiare: un calice di Lambrusco ti attende!
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