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Politically (in)correct: Quando il perbenismo si scontra con l'ipocrisia

di Chiara Giannetto Di questi tempi ormai, se non ti conformi al mainstream, diventi automaticamente un "mostro".

Ma dov'è la differenza tra coloro che spesso forzatamente si definiscono "corretti" e chi, senza bisogno di fornire risposte e fatti puramente ideologici, viene invece (non per sua scelta) contrapposto ad essi? Quello del "politicamente corretto" è un concetto spesso utilizzato come base dei ragionamenti di sinistra, riscontrabile in vari punti cardine del loro programma politico: diritti civili, reddito di cittadinanza, immigrazione e politiche ambientali. Tuttavia, si può facilmente riscontrare come tutti questi argomenti vengano affrontati da un punto di vista superficialmente ideologico, senza poi soffermarsi sulle eventuali soluzioni o alternative. Al contrario, nel programma di Fratelli d'Italia, viene subito delineato un approccio totalmente opposto: arrivano cioè proposte dirette alla realtà concreta, senza sottovalutarne o sminuirne la profondità. Ci si trova dunque di fronte a due modalità ben diverse di gestione delle tematiche. Da una parte, la creazione ad esempio, di un "nuovo linguaggio" con asterischi al posto delle lettere, dall'altra programmi rivolti a rivedere anche i vari contesti che fanno da sfondo e costituiscono dunque la schietta realtà delle cose; non si può infatti pensare che semplicemente modificando un termine si allontani o si risolva un problema. Anzi, in maniera abbastanza subdola e incoerente si cerca di emarginare coloro che non utilizzano lo stesso tipo di comunicazione e ridurli a una categoria di persone "non per bene". Ma non era il concetto stesso di politically correct nato proprio per evitare qualunque tipo di discriminazione, soprattutto verso determinate "categorie"? Ed ecco che anche qui, sorge spontanea una considerazione sull'incoerenza che sta alla base di questo ragionamento. Partendo dal presupposto che la realtà delle cose è tale in quanto caratterizzata dalla diversità: quest'ultima è una proprietà del reale. Cercare dunque, di omologare tutti come se non esistessero in modo naturale delle differenze, non è sintomo di uno stato democratico; al contrario, è una caratteristica tipica dei totalitarismi. Si dovrebbero infatti valorizzare (e non azzerare) le differenze di ogni individuo all'interno della società e concentrarsi invece sull'integrazione per non renderle divisive. Non si dovrebbe nemmeno (con la scusa di garantire parità di trattamento), cercare di innalzare determinate categorie a un livello di privilegio rispetto al resto: questo ha infatti come risultato l'effetto opposto, ovvero accrescere le discriminazioni tra i vari gruppi sociali e renderli incompatibili. Inoltre, in un'Italia dove ormai il partito dei lavoratori sembra essere diventato quello dei non lavoratori (con riferimento a una specifica misura messa in atto proprio negli ultimi anni), chi propone invece di destinare i sussidi da parte dello stato solo a chi si trovi in condizioni che davvero ne comportino l'intervento, viene additato come "insensibile alla tematica della povertà". Un altro punto fondamentale è quello dell'immigrazione: è più apprezzabile una sinistra del "facciamo entrare chiunque", per poi abbandonarli a chiedere l'elemosina o una destra che prima del diritto a emigrare mette in risalto quello del poter vivere dignitosamente senza dover lasciare per forza il proprio luogo di nascita? Pertanto, non è da considerare razzista un partito come Fratelli d'Italia, che si propone come obiettivo quello di migliorare le qualità di vita degli immigrati direttamente nel paese di partenza; esso, risulta invece molto più altruista sia dal punto di vista dei rapporti internazionali sia da quello umano, nei confronti di gente che non si vuole assolutamente lasciare in condizioni disumane e per nulla dignitose.  Basterebbe dunque, non soffermarsi all'apparenza di tali misure considerate "scomode" dall'opinione pubblica, ma non per questo prive della logica su cui esse sono in realtà fondate. Costituiscono un ulteriore esempio le scelte sul campo delle politiche ambientali: esse non sempre vengono prese da un punto di vista razionale, ma puramente ideologico e del "politically correct". Chi invece, come Fratelli d'Italia, propone scelte più coraggiose (ma pur sempre logiche), come ad esempio incrementare nel breve periodo l'estrazione di gas naturale dal territorio nazionale per rendersi indipendenti dalle importazioni estere, si ritrova accusato di non prendere in considerazione il bene dell'ambiente. In conclusione, come si può evincere dai vari esempi, nella società attuale purtroppo viene "premiato" chi all'apparenza esprime il proprio pensiero e le proprie idee sulla base di un convincimento forzato e non sempre improntato sulla razionalità. Al contrario, chi cerca di farlo andando un po' più nel profondo delle questioni e non fermandosi semplicemente alla superficie, si trova in difficoltà.

L'unico modo per risolvere i problemi non è certo quello di trovare scorciatoie per uscirne puliti, bensì quello di guardare in faccia la realtà e affrontarla così com'è, senza la paura di dover essere accusati con insulti di ogni tipo.


Questo probabilmente qualcuno, anche con riguardo alle ultime elezioni, sembra averlo capito.


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