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PORCI - Uomini o maiali

di Mattia Ferrarese (Lettura consigliata con accompagnamento musicale – “Pigs - Pink Floyd”)

“Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo e dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.” Questo l’epilogo della celebre “Fattoria degli Animali” di George Orwell. Questa la realtà di una vicenda durata 15 mesi e sommo esempio di un’infangante campagna di trame ed orditi internazionali, contro svariati esponenti politici, da Bruxelles a Milano, da Carlo Fidanza a Chiara Valcepina. In pochi minuti la macchina della gogna mediatica si mette in moto, come sempre a senso unico, con gli ingranaggi ben oliati dalla beffarda complicità animata dal fervore indottrinato di un’ampia classe e categoria. “Perché tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Ma i maiali, pur sfatando il mito del sudiciume che li circonda da tempo immemore, restano bestie che si rotolano nel fango per rinfrescarsi e i maestosi lupi, restano ancora e pur sempre lupi. Basta qualche ripresa, un taglia e cuci operato a regola d’arte ed il gioco è fatto. Mi verrebbe da dire che i maiali abbiano anche conosciuto l’astuzia del gioco d’azzardo con qualche puntata d’eccezione, vuoi con una succosa e ben nutrita fiche, vuoi semplicemente con una risatina dal dito puntato sul petto degli innocenti in un format serale sulla tv Nazionale. Così, come nel 1955 Hitchcock con la sua “Congiura degli Innocenti” ci mostra uno stato di assuefazione alla colpevolezza, di un malcapitato gruppo di disperati ma puliti cittadini, oggi abbiamo la piena certezza che il giustizialismo, in Italia, faccia il suo corso senza nemmeno dover preparare un nutrito pastone per i suini. Porci comodi senza diritto di replica per i condannati. Sul patibolo i lupi, insomma, sacrificabili sull’altare del pubblico ludibrio con avvilente ostilità anche degli affetti più cari. Che schifo le pecore ricoperte dal manto dei lupi, di quelli giá lasciati morti ammazzati in giro per la nostra Penisola, che fingono belando e blaterando, ma senza nemmeno troppa maestria di finzione, si prendono gioco dei predatori feriti e latranti. Belate, belate pure che solo questo vi resta da fare. Ma la fortuna dei lupi resta il branco, il calore del gruppo e quell’aurea norma che detta un valore di spirito complessivo superiore alla somma del valore dei singoli: perché non basta conoscere la verità, non è mai sufficiente la presunzione di innocenza, non in questi casi. Bisogna amare le proprie idee per coinvolgerle in un cammino spregiudicato verso la riconoscenza sociale, contro ogni offesa diffamatoria. Indispensabile riconoscere il momento giusto per ricoprirsi d’ombra, soffrire e farsi trovare più duri di un’agognante e faticosa vita, per poi godersi a pieno il favore della luce, della fiamma accesa da un amore costante che non tutti riescono a comprendere. Spesso nemmeno a concepire. Quella celata ma mai velata debolezza dei maiali ce la insegnano i fratelli Grimm, dove ancora una volta è il lupo l’animale da far bollire nel pentolone preparato sapientemente sul fuoco del camino. Tutto questo, con la presunzione che il maiale, antropomorfo, possa usare le proprie zampe come le mani di qualsiasi malintenzionato essere umano. Quelle mani sporche di sangue, o di inchiostro, che lo stesso Orwell ci presenta come simbolo del male: forse bisognerebbe scavare più a fondo per capire che la volontà di nuocere ed attentare alla vita degli altri, solo per proprio gusto o per raggiungere obiettivi personali, parta ingiustificatamente dalla testa. Così grufolando col riccioluto codino ben ritto sul fondo della propria testa, alcuni si arrogano il diritto di mandare a processo degli innocenti, un intero branco di innocenti. Sarete orgogliosi, penso io o almeno lo sospetto, di qualche ghianda, di un pastone o di aver ucciso il sogno di un’intera fattoria. Il centro del potere, viene descritto dalla canzone “pigs” dei Pink Floyd che accompagna dolcemente queste poche parole: “Con la tua testa giù nel bidone dei maiali | Dici “Continuate a scavare” | Macchie di maiale sul tuo grasso mento | Cosa speri di trovare | Giù nella miniera dei maiali?” scrive Roger Waters, dato che il maiale è sempre sopra un palcoscenico, anche quando non dovrebbe. Il suo aspetto è rispettabile e talvolta piacente, ma sotto la maschera è sporco. Non sudicio, ripeto, sporco. Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo e dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma oggi è più facile distinguere tra i due. Ma ancora più facile sarà riconoscere i lupi, splendidi nel loro lucido manto sotto ai risorti raggi del sole mattutino. Senza mai dubbi, senza paura.


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