di Samuel Aradeo
Platone diceva “Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo”.
Oggi l’idea vera di “giustizia” sembra lasciare il passo alla moda del momento; non c’è più il giusto, c’è il politically correct. Proprio questa logica sembra seguire l’argomentazione in merito al conflitto in Ucraina, in cui pare scontato dedurre chi debba considerarsi buono e chi invece cattivo, con l’intera Europa, capitanata dai finti salvatori a stelle e strisce, ad alimentare una campagna di odio verso il “nemico” russo.
Lungi ovviamente dal confondere questo articolo come un manifesto pro-Russia, risulta del tutto evidente che in uno scenario in cui ogni giorno muoiono uomini, donne e bambini non serve prendere una parte, perché l’unica parte possibile è quella in favore della diplomazia e della pace.
E se lo scenario in Ucraina è quello che già ben conosciamo attraverso giornali e collegamenti televisivi, c’è una realtà che si estende ben al di fuori i confini ucraini e investe ogni altro Paese, soggettivamente collegata con il conflitto in corso. Basta pensare alla reazione sociale causata dallo stesso, in cui chiunque ha fin da subito puntato il dito contro la Russia e i suoi cittadini, iniziando ad avviare una vera e propria epurazione dalle competizioni sportive e televisive in generale, senza ignorare il clima di odio che i nostri media alimentano costantemente. Sembra essere tornati indietro di 70 anni, a quando si parlava di odio verso il diverso, o quando si distinguevano i buoni dai cattivi. Oggi in molti parlano di razzismo, ebbene quello cui assistiamo verso i russi è una forma estrema di razzismo che viene accolta nel segno di giustizia.
Che giustizia può esserci nel precludere ad un atleta di realizzare il sogno di una vita?
Sono in molti gli sportivi russi ad aver pubblicamente condannato l’azione militare avanzata da Putin, e non solo loro. Non si può non far riferimento anche a chi vive la sua quotidianità come un comune cittadino, magari in uno Stato estero, in cui improvvisamente si è ritrovato in un clima di odio ingiustificato nei confronti della sua persona da parte di chi prima era suo amico o collega. Ci troviamo nel 2022 e sembra essere tornata di moda la classica frase “è sempre giusto uccidere un fascio” trasformata in “è sempre giusto uccidere un russo”, e a pronunciarla sono sempre le stesse persone, sempre coloro che si credono dalla parte del giusto, difensori morali dei diritti e dell’uguaglianza. Se si vuole fare un passo avanti in questa storia bisogna partire dalle basi, dal dividere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma sappiamo già che questo compito spetterà ai padroni della giustizia, nonché promotori della pace a stelle e strisce.
Comments