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Se Dante è di Destra, non è colpa nostra

di Michele Giordano

Hanno fatto discutere, negli ultimi giorni, le dichiarazioni del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, “reo” di aver affermato che “il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri”. La reazione stizzita e nervosa di tutto l’establishment politico, culturale e mediatico di sinistra ha sin da subito mostrato il cuore della questione. Una sinistra ormai priva di identità e di una cultura propria, dopo esser arrivata addirittura ad annoverare nel pantheon dei suoi maestri il Platone della Repubblica e niente poco di meno che Nostro Signore Gesù Cristo (senza riconoscerne però la dignità divina), vede ormai cadere quell’egemonia culturale costruita negli ultimi 80 anni grazie anche alla complicità della DC, che – ricordiamocelo – rinunciò ad affermare una visione del mondo per occuparsi solo ed esclusivamente della questione del potere. Che il neonato governo Meloni non abbia voluto compiere lo stesso errore è stato chiaro sin da subito ed è diventato palese con l’istituzione del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, dell’Istruzione e del Merito e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nonché dalla sostituzione della definizione di paese a proposito dell’Italia, con quella ben più congrua ed esauriente di Nazione.  Non è un caso che, oltre alla lezioncina scontata sull’inapplicabilità delle categorie culturali e politiche dell’oggi sul passato (ah, ora ve ne accorgete?), la cosa che è stata maggiormente rimproverata a Sangiuliano dal Fatto, da Repubblica, dai vari Augias, Annunziata, Canfora e compagnia bella, è di aver provato ad appropriarsi di un simbolo che è di tutti. Eppure Sangiuliano nel corso del suo intervento aveva anche aggiunto che “non dobbiamo sostituire l'egemonia culturale della sinistra , quella gramsciana, a un' altra egemonia, quella della destra. Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è dialettica”, cosa che avrebbe dovuto tranquillizzare i soliti soloni. Ma per la sinistra, si sa, l’unica vera cultura è la sua e ogni idea o visione del mondo ha dignità solo ed esclusivamente se essa riesce ad esercitare al di sopra di essa un monopolio. Eppure, cari compagni, se Dante è di destra non è colpa nostra. E se Dante è di Destra è perché, fino ad ora, gli unici a rivendicare che l’Italia è stata civiltà e nazione prima ancora dell’Unità o della Resistenza, e a far risalire le sue origini alla Magna Grecia, all’Impero Romano e al Medioevo Cristiano, siamo stati noi. Eppure, cari compagni, non è colpa nostra, se nel vostro odio per la nostra civiltà vi siete spesso spinti con le vostre presunte “associazioni culturali”, con i vostri sedicenti “esperti e intellettuali” e con le vostre dubbie “battaglie civili” a chiedere di espungere Dante dai programmi scolastici perché lo consideravate un residuo del buio Medioevo e un autore antisemita, omofobo, razzista e nazionalista. Eppure, cari compagni, non è colpa nostra se Umberto Eco, uno dei vostri principali maestri, vedeva nella religiosità di Dante e nella sua fedeltà all’Impero tracce di un pensiero reazionario e di destra. Non potevate farla a lui, prima che a noi, la lezione sulle categorie di oggi da non applicare al passato? Eppure, cari compagni, non è colpa nostra se ad oggi è solo la Destra a difendere la lingua italiana, erede del “volgare illustre, cardinale, regale e curiale” che Dante ha fondato e per primo utilizzato, immaginandolo come lingua che avrebbe dovuto unire anche politicamente un’Italia che, a differenza di altre monarchie europee, era già unita culturalmente. Che colpa abbiamo noi, che difendiamo quella lingua e la visione del mondo che essa esprime, se voi fate le crociate sullo schwa e sui femminili da introdurre, o provate a sostituirne il lessico con forestierismi di ogni genere? Eppure, cari compagni, non è colpa nostra se Dante difese le piccole patrie dei Comuni Italiani contro ogni tentativo da parte del Papato e dell’Impero di appropriarsene e cancellarle. Non siamo noi a volere l’Italia e l’Europa serve, a fasi alterne, prima dei sovietici, poi degli americani e domani dei cinesi. Eppure, cari compagni, non siamo stati noi a demonizzare un’Europa cristiana e al contempo laica, retta dai due soli del Papato e dell’Impero, che in maniera distinta e complementare, avrebbero dovuto provvedere al benessere spirituale e materiale delle genti europee, così come Dante la immaginava. Volete vedere che ora è colpa nostra se con l’ideologia woke, la cancel culture, i diritti civili, la tecnocrazia, il primato dell’economia sulla politica, l’eliminazione della sovranità nazionale, il primato del diritto europeo sul diritto nazionale e la negazione delle radici cristiane, avete distrutto l’Europa per tenere in piedi una UE senza storia, anima o memoria? Eppure, cari compagni, non siamo stati noi a cedere l’Istria e Dalmazia ai “compagni jugoslavi”, a deridere le vittime e gli esuli di quell’Italia di “Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e i suoi termini bagna”, dei quali ancora oggi ne offendete la memoria e che Dante aveva immaginato come abitanti e difensori degli estremi confini orientali dell’Italia. Eppure, cari compagni, non è colpa nostra se la vostra cultura nichilista e materialista ha negato l’esistenza di un senso spirituale e trascendente nelle nostre vite, che possono essere Inferno, Purgatorio e Paradiso, come il viaggio di Dante ci ha insegnato. Non è colpa nostra se la vostra cultura della morte nega che la vita abbia dignità dal concepimento fino alla fine naturale, come dimostra un Manfredi che Dante salva per un solo istante di conversione prima di spirare. Allora, cari compagni, non siamo stati noi ad appropriarci indebitamente di Dante. Sappiamo benissimo che Destra e Sinistra nel Medioevo non esistevano, ma sappiamo altrettanto bene che amare l’Italia significa anche riscoprire e rinvigorire quelle radici che voi avete provato a tagliare, nascondere, far perire o negare, quando non erano funzionali alla costruzione di una vostra ideologia di parte, faziosa e violenta. Noi vogliamo donare di nuovo Dante all’Italia e agli italiani, rivendicarlo come fondamento di una cultura e una civiltà nazionale che profondamente amiamo. Per chi, come noi, ama l’Italia, il Sommo Poeta è il più naturale dei nostri padri e la sua opera la più naturale delle nostre madri. Ma riuscirete mai a comprendere ciò, voi che vi battete per il genitore 1 e il genitore 2?

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