- Commento al brano
Il sogno di Scipione || Somnium Scipioni
di Maria Vittoria Giglio
Ambientato nel 129 a.C, ma scritto attorno al 51 (modello eraclideo), è tuttora una delle opere filosofiche più apprezzate dell’antichità classica.
Compendio dei pensieri platonico-aristotelici quando il “fori princeps”, nel caso di Aristotele, fa riferimento alla scomposizione dell’ aldilà avente la Terra al centro e il cielo come estremità [“il cielo produce, girando più velocemente, suoni più acuti” mentre la Terra più gravi e gli altri cieli o cornici, alternano sette suoni differenti”]. A sommesso parere in due occasioni viene disprezzato il futuro “imperium”: il primo, quando Lelio commenta sulla penna di Cicerone: "Le stelle, poi, erano corpi celesti assai più grandi della Terra e questa mi apparve anzi così piccola che mi venne una stretta al cuore nel vedere che il nostro impero non occupa che un piccolo punto di essa", successivamente nell’istante in cui Scipione l’Africano dice al protagonista onirico: "Mi accorgo che anche tu ora stai guardando quella che è la sede e la dimora degli uomini. Essa ti appare piccola, come in effetti è, e allora tieni sempre lo sguardo fisso sulle cose celesti e non dare importanza a quelle umane. Pensa: quale fama puoi aspettarti dai discorsi degli uomini e quale gloria desiderare di conquistare?"
Con l’utopia da interpretare come necessità di riformare le istituzioni, fenomeno che ha attraversato i secoli, prego e invito tutti gli appassionati, i legislatori più minuziosi, la classe dirigente del domani a seguire l’esempio prezioso di Marco Tullio Cicerone affinché il Sogno dell’ incorruttibilità diventi realtà consolidata. Auguri, fori princeps.
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