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Stupor Mundi - L'Italiano di Svevia

di Giuseppe Ferrante


Nasceva oggi, nel giorno del Santo martire Stefano, il più Italiano degli imperatori del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia.


Stupor Mundi, “meraviglia del mondo”. Capace, tra le altre cose, di parlare ben sei lingue – latino, tedesco, greco, arabo, francese e siciliano – Federico II non vedeva l’idea imperiale come una faccenda unicamente tedesca, tanto che, incoronato Re dei Romani ad Aquisgrana nel 1215, lasciò presto la Germania e fece del Regno di Sicilia il centro di potere e amministrativo del suo Impero. Presso la sua corte a Palermo ospitò importanti personalità culturali del tempo e, alla sua sete di sapere si devono le traduzioni di opere della tradizione filosofica greca ed araba, fino ad allora sconosciute. Riformò i tribunali e l’amministrazione del Regno, riorganizzandone le strutture e creando nuovi funzionari. Emanò una serie di leggi tra cui le Costituzioni di Melfi con cui si impegnò per istituire uno Stato coerente che non prevedeva soltanto obblighi dei sudditi nei confronti del governo, ma anche dello Stato nei confronti dei cittadini. Stimolò anche l’economia del Regno intervenendo sulla sua struttura produttiva ed istituì a Napoli la prima università pubblica del Mondo.

Una italianità così spiccata che rese impossibile ai romances dell’800 di farne un simbolo del rinascimento tedesco: la sua idea di renovatio imperii voleva un regno pan-italico che unisse il Regno d’Italia, il Regno di Sicilia e gli Stati ecclesiastici con la Città eterna come Capitale.

L’idea prese forma dopo la vittoria nella battaglia di Cortenuova nel 1237 contro i guelfi della Lega Lombarda, dichiarata dall’Imperatore nella lettera che mandò al Senato e al Popolo di Roma insieme al Carroccio, donato come offerta a Roma, rifacendosi a quella delle spolia opima, ovvero le armi del nemico che gli imperatores donavano a Roma al tempio di Giove sul Campidoglio. Una mossa con cui Federico II si spalancò le porte di Roma e dell’Italia presentandosi come autentico Cesare: “noi non potremmo levar alto il decoro imperiale senza prima levar alto l’onore della Città che noi sappiamo essere stata l’Origine dell’Impero”. Riconoscendo il fondamentale ruolo politico, anche solo ideale, che ancora conservava il senato a Roma, Federico II strinse rapporti con i patres e con le principali famiglie dell’aristocrazia romana con lo scopo di formare la nuova classe dirigente di “sangue romuleo”.

Ma la sua Idea di Impero non poteva non essere osteggiata dal Papa, nei cui confronti, a ben vedere, l’Imperatore aveva contravvenuto da subito agli impegni presi, perché invece di combattere, pose fine alla sua crociata con un negoziato. La Chiesa lo scomunicò ed additò addirittura come anticristo. Ciononostante, vittoria dopo vittoria, lo Stupor mundi nel 1240 avanzò fino a Roma acclamato al grido di “Ecce imperator”, con sempre più fazioni d’Italia che abbandonavano il pontefice acclamando il sovrano.

“Noi ci disponiamo ad entrare felicemente nella Città ed a rinnovare i fasti dell’Impero antico e le corone lauree del trionfo”, ma giunto sulle porte della Capitale, e rifiutatosi di prenderla con le armi, fallì il colpo di mano perché ai Romani mancò il coraggio dell’ultimo atto, distruggendo l’edificio politico eretto da Federico II.

Federico II morì nel 1250 mentre cercava di reagire alle disfatte subite in Italia settentrionale, ma la sua eredità di un Impero non assoggettato al potere temporale della Chiesa e di un’Italia unita con Roma come capitale, fu presto raccolta ed eternata da Dante Alighieri.




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