di Lorenzo Liguori
"Chi preferirei evitare ai quarti? Preferirei evitare che stasera succedesse casino in città. Il risultato è stato ottenuto sul campo e non abbiamo bisogno di altre dimostrazioni. Si deve essere all'altezza di questo traguardo storico che abbiamo portato a casa. I nostri tifosi diano prova di quale sia il comportamento dei vincenti". Così nel post gara Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, al termine della partita che ha visto gli azzurri trionfare per 3-0 sull'Eintracht, risultato con il quale il club partenopeo ha ottenuto l'accesso ai quarti di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia.
Un traguardo eccezionale in una stagione altrettanto eccezionale per il Napoli, che ha risposto con i fatti sul campo alle barbarie perpetrate ieri dagli ultras di Francoforte.
Sì, perchè a mettere a ferro e fuoco Piazza del Gesù, luogo di ritrovo storico ed intriso di cultura fino alle sue fondamenta, sono stati proprio i tedeschi, dipinti quasi come vittime dalle principali testate italiane, che hanno cercato di buttarla sulla "guerriglia ultras".
Di guerriglia ultras invece ce n'è stata ben poca, perchè le scene allucinanti che circolano da ieri su tutti i social raccontano un'altra verità: i circa 600 tedeschi, arrivati rigorosamente senza biglietto, dopo il corteo per le vie del centro storico hanno iniziato ad attaccare in massa la polizia, distruggendo tutto ciò a portata di mano e causando ingenti danni ai beni pubblici e agli esercizi commerciali circostanti.
Eventuali scontri con i napoletani sono successi in un secondo momento e in un clima di relativo controllo. Da Berlino è arrivata la condanna delle violenze da parte del Ministro dell'Interno, Nancy Faeser, per la quale "i violenti e i teppisti distruggono lo sport". Parole dure anche dai media, che parlano di "vergogna Champions League a Napoli", accusando i tifosi dell'Eintracht di aver vandalizzato la città assieme agli hooligans dell'Atalanta, gemellati con i tedeschi.
A questo punto però una domanda sorge spontanea: perchè quando il Ministro degli Interni Piantedosi in accordo con la Questura di Napoli ha vietato la trasferta ai tifosi dell'Eintracht si è scatenato lo sdegno nazionale - ed internazionale?
Una bufera incredibile abbattutasi su Napoli e sull'Italia per una decisione che a quanto aveva delle basi più che ragionevoli. Comunicati di tifosi, interventi UEFA, indignazione da parte del club di Francoforte che ha minacciato ricorsi e controricorsi per una decisione che "ammazza lo sport".
Ma, caro Eintracht, come dice il tuo stesso Ministro degli Interni, sono scene come quelle di ieri che ammazzano lo sport. Forse, la prossima volta, invece di appendere cartelli per le strade di Francoforte avvertendo i loro concittadini di quanto siano pericolosi i tifosi azzurri - manco fossero lebbrosi - bisognerebbe guardare prima in casa propria e farsi un esame di coscienza.
Perchè dai fatti di ieri Napoli ne uscirà anche devastata a livello materiale, ma una volta appurato chi dovrà pagare i danni (punto centrale della commissione straordinaria riunitasi stamattina al Comune, con il sindaco Manfredi, il presidente Aurelio De Laurentiis e il Prefetto di Napoli tra i presenti), si potrà ricostruire, mentre la figura infelice fatta dalla Germania, baluardo del politicamente corretto nel mondo dello sport - vedi polemiche arcobaleno della Federazione ad Europei e Mondiali - resterà negli annali.
Una sconfitta morale fuori dal campo accompagnata dalla lezione di calcio subita dai tedeschi sul rettangolo verde (l'unico vero scenario dove dovrebbe andare in scena la battaglia, quella sportiva): la dimostrazione di superiorità totale offerta dal Napoli, sia come gioco espresso che come atteggiamento, è la risposta da campioni che voleva mister Spalletti, condivisa da tutto il popolo azzurro. Auf wiedersehen, Eintracht. Sul campo, quando volete.
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