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TAGLIO DEI PARLAMENTARI: "Il trionfo della demagogia"

di Francesco Di Giuseppe “Il dado è tratto”e non c'è molto da aggiungere quando si pronuncia questa frase.

Abbiamo attraversato il Rubicone e, mutatis mutandis, abbiamo dato il via alla guerra civile, ossia al confronto impari e ingiusto tra politica e antipolitica che vede la prima ahimè in affanno. Lo so, lo sappiamo, assumere una posizione di contrarietà al taglio dei parlamentari avrebbe avuto lo sgradevole effetto di ridurci all'angolo della "casta". Avrebbe avuto il ritorno spiacevole dell'arroccamento attorno ad una posizione giudicata "privilegio" dai più. Avrebbe potuto aumentare ancora di più il distacco con l'elettorato.

Eppure il vulnus è proprio lì.

Forse, negli anni, non siamo stati in grado di veicolare correttamente il nostro messaggio, quello della Politica vera, semplice, pulita.

Forse non abbiamo avuto il coraggio di riportare la "caciara" a dialettica, che è appunto lo scontro tra due "logos" non tra venditori urlanti che alzano la posta per attirare attenzione.

Forse abbiamo commesso l'ingenuità di inseguire un avversario nuovo su un terreno che non era il nostro pagando quindi il costo più alto.

Poco importa se quel costo, adesso, è quello della rappresentanza, delle istituzioni, della centralità del Parlamento in un sistema che, fino a prova contraria, è e resta parlamentare. Il dado è tratto ma il tema resta sul tavolo ed è quello della qualità della rappresentanza e della cultura politica che dovrebbe indirizzarne il cammino. Un problema non si risolve eliminandone gli effetti negativi ma indagandone le cause e operando su di esse affinché il sistema torni a funzionare nel suo insieme. È una visione d'insieme che, difatti, manca specialmente quando l'oggetto della visione sono le regole del gioco. È vero, la politica è sangue e merda ma non è né sarà mai l'altoparlante di chi urla più forte. Non vogliamo i "portavoce" ma gli Onorevoli e i Senatori. Non vogliamo più parlare di casta ma di classe dirigente. Non possiamo più ragionare di costi della rappresentanza ma della sua qualità.

È andare controcorrente? Si, del resto è sempre stata la nostra storia, forse dovremmo riprendercela.


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