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Teoria élitista della bellezza

di Pietro Felici


Quante volte nella nostra vita abbiamo sentito pronunciare la frase “ siamo tutti belli allo stesso modo”. Un’espressione sicuramente rincuorante ed “inclusiva”, ma che purtroppo non corrisponde alla realtà. Essa infatti segue la scia del politicamente corretto che vede l’idea di bisogno di miglioramento estetico, comportamentale o di qualunque altro tipo come qualcosa di particolarmente offensivo nei confronti della persona interessata. Tuttavia, la bellezza nella società odierna non dipende esclusivamente dal concetto personale di bello, ma sembra seguire un ordine ben preciso e consuetudinario. Potrebbe sembrare assurdo, perché solitamente si affronta questa questione con un approccio qualitativo, ovvero descrivendo l'andamento di un fenomeno prescindendo da misurazioni sperimentali accurate, perché si ritiene che esse non bastino a farlo comprendere al meglio: nel conquistare una persona che si reputa molto più bella di sé stessi, si pensa che l’aspetto estetico non conti del tutto e si adottano tecniche di approccio tra le più disparate per raggiungere l’obbiettivo. A parte i rari casi di successo, il fallimento incombe ed automaticamente si pensa che l’insuccesso sia legato a fattori esterni, senza considerare la teoria seguente:

La bellezza è sicuramente soggettiva, ma l’attribuzione di “bella” ad una persona segue uno schema piramidale ben preciso , in cui i diversi livelli di bellezza sono suddivisi come segue: al piano più basso ci sono le persone più brutte, scalando la vetta della piramide troviamo: livello sni, carina/o, molto bella/o, bellissima/o ed infine inarrivabile. Al vertice della piramide si colloca quella che per te è la persona più bella. È importante sottolineare che l’assegnazione ai livelli non è oggettiva, ma dipende dai parametri personali di bellezza ( se non per casi considerati belli/brutti in base alla consuetudine) . Ciò che invece è oggettivo è la piramide, quindi lo schema di base.

Tuttavia, la collocazione è anche a livello individuale: in base a come mi posiziono( e ciò dipende dal grado di autostima) nella piramide, la mente desidererà conquistare inconsciamente almeno un livello più alto rispetto al proprio.

Ciò comporta che sarà molto improbabile conquistare una persona di livello di 2 o più volte superiore al tuo, rischiando di peggiorare la propria autostima.

La tesi generale quindi proposta è che il problema del non riuscire a conquistare/stupire una persona é SISTEMICO: ai livelli più alti di bellezza si crea un ‘“élite” di persone che risultano quasi impossibili da conquistare, se non in casi eccezionali.

Per raggiungere quel gradino, l’unica opzione è iniziare un drastico cambiamento individuale fisico o caratteriale , altrimenti i tuoi obbiettivi risultano solo platonici. Questo cambiamento non è di facile individuazione, ma soprattutto non risulterà per forza risolutivo poiché la persona non ha la garanzia che ,una volta eseguito, riuscirà ad accedere al livello dell’ “élite dominante”.

In conclusione è importante sottolineare che approcci qualitativi al concetto di bellezza non vanno del tutto rigettati perché seguono molto spesso una logica articolata e sensata. Ciò che è da combattere é una visione del mondo fatalista, ovvero chi si abbandona a una rassegnata passività, subendo gli eventi e il proprio destino che considera ineluttabili, che si può riassumere con l’espressione “ prima o poi accadrà” ed il politically correct, che facendo finta di difendere i diritti dei più “deboli” crea una società molto lontana dalla realtà.


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