top of page
Cerca
Immagine del redattoreRedazione

Turisti per sempre (a 5 stelle)

di Jacopo Tagliati



Luigi da Pomigliano d’Arco, Fabiana da Cuneo e Danilo da Crema. Tre ragazzi normali con una vita ordinaria. Un bel giorno decisero di andare al bar e, per accompagnare il solito caffè, scelsero un gratta e vinci al posto del cornetto. Tutti e tre quella mattina decisero di comprare un “Turista per sempre” e bussare alle porte della dea bendata. Incredibilmente i loro tre destini, nello stesso giorno e alla stessa ora, si incontrarono in maniera inspiegabile. Tutti infatti grattarono e vinsero, trovando però un premio diverso dal solito. I fortunati biglietti recitavano “Elezione diretta al Parlamento”. Sembrava incredibile, i giovani ragazzi, i quali condividevano tutti la passione politica, si trovavano catapultati nel massimo organo di rappresentanza italiano. La fortuna aveva deciso di baciarli come mai prima d’ora.


Fu così che i tre prodi fortunati, il 15 marzo del 2013, si ritrovarono a iniziare la loro prima legislatura in Parlamento. Appena entrati alla Camera per la prima seduta si resero conto che molti altri avevano avuto la loro stessa sorte e, spaesati ma entusiasti, decisero di avvicinarsi a loro e cercare nuove amicizie. Dopo pochi giorni, i fortunati grattatori crearono un partito ispirato alle recensioni che avevano tutti dato alla Camera e al Senato: “5 Stelle” e, dato che non si sentivano partito ma uno strano agglomerato, aggiunsero la parola “Movimento” prima della recensione. I cinque anni di legislatura volarono via svelti e il nuovo gruppo, ancora inesperto e in via di ambientazione, decise di posizionarsi all’opposizione rimanendo a guardare e affidando, di tanto in tanto, un qualche attacco al governo al loro uomo di punta: tale Alessandro da Roma.


Nel 2018 i vari sculati decisero che, vista la paradisiaca paga che quei cinque anni gli avevano garantito e vista la “fatica” che avevano impiegato per guadagnarsela, avrebbero tentato un assalto alla diligenza ricandidandosi in modo serio. Vista l’assenza di reali idee politiche del gruppo, qualcuno suggerì che si poteva optare per un’idea molto di molto a cui rifarsi: il populismo. Tutti acconsentirono. In un voto tutto interno proprio uno dei tre fortunati “grattatori della prima ora” venne scelto come capo politico: Luigi da Pomigliano d’Arco.


L’elezione andò oltre ogni più rosea aspettativa e il movimento prese circa il 33% dei voti, tradotto, un elettore su tre decise di provare il nuovo prodotto che il mercato politico gli stava offrendo. Fu così che, dopo le consultazioni, i tre fortunati della prima ora si trovarono a ricoprire cariche ministeriali. Luigi da Pomigliano divenne Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico (e pure vicepremier), Fabiana da Cuneo Ministro della Pubblica Amministrazione e Danilo da Crema Ministro dei Trasporti. Convinti che tutto sarebbe andato bene si imbarcarono nell’avventura di governo con il supporto di un partito di ex odiatori di terroni capitanati da un certo Matteo da Milano (ex fedelissimo del Leoncavallo).


Le cose si dimostrarono ben presto molto difficili e, dopo qualche iniziale successo, gli alleati cominciarono a farsi sempre più grandi e grossi e i pentastellati, senza la punta di diamante Alessandro da Roma, si trovarono impantanati come mai. Una volta che il finto alleato milanese capì che li aveva in pugno, fece cadere il governo. L’ardua schiera di pentastellati non si diede per vinta e, dopo una soffiata da parte di qualche piddino che gli offriva una succulenta alleanza salva-stipendio, i gialli si rimangiarono tutto ciò che avevano detto un anno prima e salirono su una nuova barca, stavolta giallo-rossa.


Le cose sembravano ancora una volta andare lisce, se non fosse per un brutto virus che si mise in mezzo. Allora i pentastellati presero la decisione più saggia: una situazione pandemica mai vista prima l’avrebbe dovuta gestire chi aveva più competenze in materia e cioè un professore universitario di Diritto Privato (sic!). Il virus si dimostrò più cattivo del previsto da debellare e, un errore dopo l’altro, l’Italia si ritrovò in una grave crisi economica e politica. Perciò venne chiamato a salvare la nave che stava affondando (giustamente direi) un signore che fino ad allora non si era occupato una singola volta dell’interesse nazionale e il quale aveva sempre cercato di far ottenere il massimo profitto possibile alle banche: tale Mario da Roma (o forse Bruxelles).


Davanti a questa nuova situazione i fortunati ragazzi decisero di tener botta. Nemmeno il tempo di chiudere la legislatura che però Matteo da Milano, assieme all’amico e concittadino Silvio, decise di porre fine al governo ed andare ad elezioni anticipate. Come in una vera Caporetto i ragazzi che nove anni prima avevano vinto al “Turista per sempre” vennero informati di una clausola del gratta e vinci che prevedeva il limite di due mandati a quel bellissimo premio. Così, molti di loro rimasero senza scranno né stipendio (la pensione li avrebbe comunque confortati). Luigi da Pomigliano aveva però capito il gioco della politica e, sentita l’aria che tirava negli ultimi giorni di governo, pensò bene di inventarsi una scialuppa di salvataggio chiamata “Insieme per il futuro” così da garantire a tutti i suoi fortunati amici una possibilità per rimanere a bordo di quel sogno così bello che loro non volevano proprio terminare.


Il tono dell’articolo è ovviamente satirico e punta a strappare un sorriso al lettore. Come è ovvio le cose non sono andate esattamente così ma, forse, un racconto del genere le può riassumere molto meglio rispetto ad un’intervista ai diretti interessati, i quali, potrebbero giustificare le loro scelte con la nuova parola d’ordine che ha soppiantato la resilienza: responsabilità.

Possiamo comunque stare tranquilli, per i prossimi cinque anni chi governerà il Paese non sarà il più fortunato ma sicuramente il più bravo!




110 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page