di Giuseppe Petralia
Il 24 febbraio 2022 inizia l’invasione russa in Ucraina. Ma quali sono le cause scatenanti del suo scoppio? Per poter avere un quadro chiaro delle relazioni internazionali occorre fare un passo indietro. In seguito all'Euromaidan, cioè alle contestazioni di piazza filoeuropee del novembre 2013 (visto che il governo interruppe i negoziati dell’accordo Ucraina-Ue), la repressione dei disordini, effettuata da parte delle forze governative ucraine, provocò la rivoluzione. Questa si risolse con la cacciata del presidente filorusso Yanucovic e portò nel 2014 all’elezione del leader nazionalista filoeuropeo Poroshenko. Quest’ultimo indirizzò il paese sempre più ad Occidente, discriminando le popolazioni di lingua russa, e avviò il processo di integrazione europea. Avrebbe, quindi, beneficiato di un afflusso di aiuti economici (di circa 8 miliardi di dollari) e intanto procedeva all’adeguamento dei sistemi istituzionali agli standard occidentali. La Russia di Putin non riconobbe questo nuovo governo, perché a loro detta si trattava di un golpe foraggiato dall’Ue e dagli USA, in chiave antirussa. Nella stessa Crimea, penisola del Mar Nero, scoppiarono le rivolte secessioniste a seguito dei cambiamenti governativi, e la Russia avviò nel 2014 l’intervento militare per prenderne possesso (da qui nascono le famose sanzioni europee). Dopo la Crimea, le contestazioni filorusse scoppiarono anche internamente al Donbass (l’estremo oriente dell’Ucraina). La reazione del governo ucraino fu quella di spegnere i separatismi per evitare ulteriori secessioni, prevedendo l’intervento armato contro i gruppi paramilitari nelle repubbliche dichiaratesi autonome di Donetsk e del Lugansk. Ma le milizie filorusse erano finanziate e rifornite dall’Armata Rossa, per cui i conflitti e le tensioni tra Ucraina e Russia aumentarono. Furono siglati gli accordi di Minsk per il cessate il fuoco nell’area, ma furono ripetutamente violati. L’Ucraina divenne il paese sul quale estendere l’influenza atlantista, infatti, fu destinaria di risorse militari e addestramento dalla NATO, visto anche l’interessamento che si era pronunciato verso l’adesione. Sarebbe significato varcare la linea rossa, oltre la quale la Russia avrebbe temuto la presenza dei missili americani a pochi chilometri da Mosca. Una vera e propria spina sul fianco. In un’Ucraina avvolta dalla corruzione, vi fu nel 2019 l’avvicendamento al potere di un comico, Zelensky, il quale grazie all’uso della comunicazione social riuscì a ribaltare il risultato elettorale contro l’uscente Poroshenko. Durante la campagna elettorale presidenziale, Zelensky aveva promesso che avrebbe trovato una soluzione alla crisi con la Russia, provando a stabilire relazioni diplomatiche con Putin. Le tensioni tra i due Paesi si acuirono nel 2021, con la mobilitazione dell’esercito russo sui confini (anche Bielorussia, Transnistria e sul Mar Nero) e con la corrispettiva esercitazione militare delle forze armate ucraine (sponsorizzata NATO). Nei primi mesi del 2022, l’Ucraina portò avanti una escalation di attacchi nelle repubbliche autonome del Donbass per ristabilire la sovranità contro i secessionisti. Il 24 febbraio 2022, Putin, allarmando la minaccia sotto casa che la NATO e gli USA potessero costituire per Mosca, diede inizio all’invasione dell’Ucraina con l’operazione militare speciale.
Comments