Patria e Popolo
- Redazione
- 2 giorni fa
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Di Ilaria Telesca
Un Popolo senza Patria semplicemente non è.
Sarebbe una massa di individui slegati tra loro, senza tradizioni e culture comuni.
La Patria è la terra sotto i nostri piedi, è il nostro mare, le nostre montagne, è l’identità che ci accomuna a nostro fratello, è l’eredità dei nostri avi che tanto si sono spesi per donarla alla nostra attenzione.
La Patria è ciò per cui combattiamo ogni giorno, è fisica e spirituale, è anima e corpo. È la nostra città, la nostra regione, ma anche la nostra Europa.
La Patria è il nostro piccolo paesino, ma è anche così grande da arrivare a Budapest. È Gaza, è il Donbass, è Belfast, ma è anche ogni vetta dell’Appennino.
Cos’è, invece, una Patria senza Popolo?
Anch’essa non è? Non è terra, ma territorio? È forse un ammasso di sassi?
Su questo non ci interroghiamo perché probabilmente diamo per scontato che la Patria sia abitata da una sua comunità, che quest’ultima la viva e se ne prenda cura ogni giorno.
Dovremmo cominciare, forse, a porcelo questo quesito.
Il Rapporto Annuale ISTAT 2024 ci descrive una prospettiva in cui gran parte delle nostre piccole Patrie rischiano di non avere un Popolo.
I Borghi dell’entroterra. Borghi in cui le tradizioni sono coccolate in ogni occasione, in cui la vita risulta diametralmente opposta alla confusione metropolitana, in cui l’overtourism è sostituito da un “turismo natio” di chi durante le festività torna a respirare affetti sinceri e aria pulita.
Borghi d’identità e purezza, disintegrati dal mito della così estetica vita lenta, una vera e propria fuffa, un concetto che distorce una realtà da valorizzare e la banalizza in “pace e tranquillità” effimere.
La vita lenta ha desertificato le nostre stradine, ha mitizzato la normalità, ha instagrammato due panni appesi davanti casa e un anziano al tavolino del bar. Bellissimo, per carità, magari con una canzone di Gino Paoli in sottofondo.
Tutto ciò diventa mistificazione nel momento in cui, dopo quella storia o quel tiktok, debitamente editati con un modello capcut di tendenza, si abbandona un luogo dimenticandosi di quei panni, di quell’anziano signore e di quelle vie strette che profumano di sugo appena pronto.
La verità è che in Italia c’è un calo demografico di 37mila residenti. Nel Mezzogiorno la diminuzione è pari al -3,8 per mille. Nelle aree interne è pari al -2,4 per mille. Nella aree interne del Mezzogiorno, - 4,7 per mille.
La Basilicata è la Regione con il maggior calo demografico, precisamente -6,3 per mille.
Altra verità è che gli espatri dei cittadini italiani sono 156mila, 36,5% in più rispetto all’anno precedente. Gli italiani decidono di andare soprattutto in Germania, in Spagna e nel Regno Unito.
E intanto calano le nascite e cresce la popolazione anziana, la percentuale di ultra quarantenni è salita fino al 58,5%.
Mentre la fecondità è ai minimi storici: 1,18 figli per donna. E la dimensione media delle famiglie, in 20 anni, è scesa da 2,6 componenti agli attuali 2,2. Oltre un terzo delle famiglie è costituito da una sola persona e le coppie senza figli sono un quinto del totale.
Maledetti numeri, maledetta fredda statistica. Nessuna empatia in queste percentuali, solo triste e gelida realtà, lanciata su quattro slides come se nulla fosse, descritta in un documento senza congiuntivi né condizionali, solo tempi al presente o, al massimo, qualche futuro ancor meno roseo.
I paesini si svuotano, le grandi città si riempiono di gente che proviene dai paesini, i residenti delle grandi città - stanchi del sovraffollamento - scappano in città ancora più grandi. E tra questi spostamenti si perde la volontà di costruire una famiglia, l’amore per la propria terra e il dovere di tramandare una tradizione ai propri figli.
Non abbiamo bisogno di una vita lenta, abbiamo l’inevitabile necessità di frenesia e movimento, di ripopolare i Borghi e di goderci ogni singolo scorcio della nostra Patria, di averne cura e di migliorarla non solo “per chi verrà dopo di noi”, ma ancor prima“affinché ci sia qualcuno dopo di noi”.
Non c’è Popolo senza Patria e non c’è Patria senza Popolo.
L’una è essenziale per l’altro, vicendevolmente.
Le azioni politiche per limitare - fino alla loro sconfitta definitiva - lo spopolamento e il calo demografico sono tante, fondamentali. Sono pratiche, economiche, sociali.
Partiamo, però, da noi stessi. Partiamo dal nostro senso di appartenenza. Dal voler glorificare il passato, il presente e il futuro di ogni pietra che calpestiamo e di ogni parete che attraversiamo. Le nostre, quelle delle case e delle piazze.
Partiamo dalla famiglia, dall’amore per essa e dal desiderio di costruirne una nuova. Dalla formazione nei nostri atenei e dal lavoro nelle nostre aziende.
Disprezziamo la vita lenta, che ci addormenta e ci frena in ogni scelta e in ogni emozione.
Diamo velocità alle nostre esistenze, offrendo continuità al Popolo che abita e abiterà la Patria.
“Provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti” nel caso in cui affrontaste con indifferenza l’attuale situazione demografica. Rispondere alle statistiche con la stessa loro freddezza significa rassegnarsi e contribuire alla morte dell’identità. Reagire con energia, vitalità e rispetto della Tradizione, invece, vuol dire lottare per la sopravvivenza delle nostre Comunità.
Sempre Briganti, non emigranti.
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