di Irene Salome
Tornano a casa sessanta opere trafugate dall’Italia, opere che erano sconosciute addirittura al mondo accademico. Private del grembo materno, ora posso finalmente tornare a respirare un’aria familiare, che per troppo tempo era stata loro negata.
Un successo per il nostro patrimonio artistico e culturale che ha sempre subito la peggiore deturpazione da parte di chi con l’arte ha sempre e solo avuto intenzione di lucrare.
Le opere venivano trafugate e successivamente esposte in musei pubblici, gallerie o in collezioni private soprattutto americane.
Tra i reperti c’è l’affresco pompeiano risalente al I secolo d.C. di un Ercole fanciullo con serpente, probabilmente ottenuto da degli scavi clandestini realizzati in zona vesuviana; la testa marmorea di Atena e tantissimi altri, dal valore complessivo di circa venti milioni di euro.
Non è ovviamente l’unico caso di furto d’arte che la nostra nazione subisce, l’Italia possiede una storia di depravazioni “artistiche” che affondano radici profondissime nel paese.
Duemila anni di furti che in tempi remoti erano in realtà bottini di guerra, neanche gli italiani, prima della nascita dello Stato, erano del tutto innocenti. In passato la conquista delle opere diventava uno status quo che andava a incarnare valori di forza e potenza: si ricordano i cavalli di bronzo esposti nel museo della Basilica di San Marco, trafugati dai crociati a Costantinopoli; o Scipione Borghese che commissionò il furto della Pala Baglioni. Ma forse la razzia più grande fu subita a causa di Napoleone.
Cosimo del Fante, ufficiale italiano al servizio di Napoleone, descrisse così il famoso Sacco d’Italia: “Vennero i francesi a portarci un palo ed una berretta che chiamavano libertà e ci rapirono monumenti preziosi ed averi”. Il saccheggio cominciò nel 1796 e terminò nel 1798, le collezioni dei musei e delle chiese venivano trasportate a Parigi per creare un Museo Universale nel Louvre. Dopo la disfatta di Waterloo, Canova venne incaricato dal papa Pio VII per recuperare i beni.
Il New York County District Attorney's Office ha già collaborato con i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale riportando in Italia quasi 500 opere di sua appartenenza, un lavoro che ha permesso all’arte di ritrovare casa.
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