Italia: il Regno di carta
- Redazione
- 8 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Di Alessandro Carchio
Mentre tutti si scannano su destra e sinistra, progressisti e conservatori, woke e
tradizionalisti, nessuno si rende conto che l’unico padrone indiscusso in Italia è la
Burocrazia. Un mostro di carta, bolli e regolamenti capace di paralizzare il Paese più
di qualsiasi crisi politica. Un tiranno silenzioso, che non urla ma timbra, che non
decide ma rallenta, che non governa ma impedisce di fare. L’unico monarca nella
storia dell’umanità a non parlare la stessa lingua dei suoi sudditi e a godere di un
lessico proprio e incomprensibile: il burocratese.
L’epopea del cittadino comune.
Vuoi mettere due tavolini fuori dal tuo bar? Servono almeno dieci moduli,
un'autorizzazione comunale, una richiesta alla sovrintendenza (se sei in centro
storico), la verifica dell’ASL, un versamento di marche da bollo, il nulla osta della
polizia municipale e, se proprio vuoi esagerare, la benedizione di qualche santo.
Aspetti mesi e alla fine scopri che manca un modulo. Oppure che nel frattempo è
cambiata la normativa.
Vuoi un bonus a cui hai diritto? Tra portali online che vanno in tilt, documenti che
devi caricare in formato sconosciuto e richieste di certificati che nemmeno gli uffici
sanno dove trovare, ti passa la voglia. Molti finiscono per rinunciare. Non per
mancanza di requisiti, ma per sfinimento.
La burocratizzazione della tecnologia.
Ci avevano detto che la digitalizzazione avrebbe reso tutto più semplice. Peccato che
la tecnologia sia stata attaccata dal virus del posto fisso, finendo in mano a funzionari
che usano ancora Internet Explorer mentre si confondono con l’apertura di un PDF. I
portali della pubblica amministrazione sembrano usciti dai primi anni 2000: lenti,
macchinosi, pieni di errori e incapaci di dialogare tra loro.
Risultato? Devi fare una richiesta online, ma poi serve comunque la PEC. Oppure
devi allegare un documento, ma per scaricarlo devi recarti di persona all’ufficio
protocollo. Un cortocircuito perfetto tra analogico e digitale, che rende tutto più
complicato, non più semplice.
La Resistenza di una Burocrazia che non vuole scomparire
E qui arriviamo al punto centrale. Perché tutto questo caos? Perché le procedure sono
sempre più complesse invece che più snelle? La risposta è semplice: perché facomodo. Se un sistema è intricato, servono più funzionari per gestirlo. Se le norme
sono vaghe e contraddittorie, ci sarà sempre bisogno di un esperto per interpretarle.
Se tutto è lento, chi ha il potere di accelerare diventa un piccolo re.
La Burocrazia italiana non è un errore del sistema. È il sistema. Un sistema che non
ha interesse a semplificarsi, perché nella confusione si annida il potere.
Abbattere il Regno di Carta
L’unica soluzione è una rivoluzione amministrativa. Meno leggi, più chiare. Meno
uffici, più digitalizzazione vera. Meno carte, più tavolini. L’Intelligenza Artificiale
potrebbe essere la chiave per eliminare la discrezionalità e garantire risposte rapide,
senza la mediazione del burocrate di turno, che sarà costretto, in questo modo, a
tornare a essere un uomo del popolo, e non più al di sopra di esso, in grado di
decidere il destino dei comuni mortali, sprovvisti di badge, pause caffè infinte e posto
fisso.
Il futuro non può essere nei faldoni impolverati, nei moduli inutili e nei regolamenti
contraddittori. Il futuro è nella velocità, nella trasparenza e nella semplicità.
Abbattiamo la burocrazia, prima che sia lei ad abbattere noi.
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