di Mattia Vicentini
C’è chi nella vita progredisce aiutando la società, combattendo per ciò che è giusto e senza mai dichiarare falsità. C’è invece poi chi fa carriera alimentando la paura, risvegliando gli “incubi passati” ed inventandosi storie degne di intrecci della più oscura narratologia.
Beh, ma d’altronde si sa, solo con “la trama nera si può far carriera”.
Proprio per questo oggi vi racconterò una storia, una storia che si ripete ciclicamente nel Bel Paese.
Il fascismo a scuola l’abbiamo studiato bene o male tutti, sale al potere nel 22’ e cade nel 45’, nulla di nuovo no? Se solo non fosse che nel 2022 chi si definisce “progressista” e quindi “proiettato nel futuro”, vive ancora nel passato e non riesce a togliersi di mente l’incubo dell’innominabile.
Un uomo che a distanza di un secolo è ancora in grado di influenzare addirittura il vocabolario delle proposte di quello che, ad oggi secondo i sondaggi, è primo partito in Italia (Paolo Berizzi docet); perché mamma, mare, merito, marchio e Meloni iniziano tutte per “M”, che come insegna Antonio Scurati si riferiscono tutte al figlio del secolo.
Ma la verità è che in pochi realmente ci credono, ma piuttosto fanno finta di crederci, e fanno finta di crederci proprio perché è lucroso farlo.
Lucroso per la loro politica che ci viene propinata da anni, il loro modello di società, il loro modo di intendere la cultura e tutto che ne concerne; insomma tutto ciò che si oppone al disegno di mondo che la sinistra globalista d’oggi vuole.
Potremmo stare ore ad interrogarci per ore sul come rispondere e dimostrare i fatti, ma la verità è inutile, perché chi non ha idee passa sempre il tempo a diffamare l’avversario.
Coloro che hanno governato per un decennio l’Italia, coscienti dei loro non-risultati si aggrappano disperati a qualunque cosa li possa trarre in salvo, come un naufrago fa con una scialuppa.
È vano star qui a “giustificarci” (di cosa poi?) agli occhi di chi, citando gli Amici del Vento, “scambia per littore una vecchia contadina, che andava per i campi con in spalla una fascina”; lasciamoli tranquilli con "Repubblica" mentre mangiano la pastasciutta antifascista.
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