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VITTORIA

di Maria Vittoria Giglio



Subito dopo la nostra meritatissima ed abbagliante vittoria su quella sinistra “nave sanza nocchiere in gran tempesta”.


Vittoria, sia come coalizione ligia ai propri ideali sia da capolista di quest’ultima: l’indiscusso prossimo Primo Ministro Giorgia Meloni ci ha regalato un’immagine di sé, a sommesso parere, magica e che mi ha riportata indietro nel tempo, precisamente all’indice e al medio alzati in senso di “vittoria” di Sir Winston Churchill.

Il gesto si deve alla derivazione greca del vocabolo: Nìke significa “vittoria” e l’iniziale del termine, scritta in stampato minuscolo, nell’idioma arcaico è uguale alla nostra “v” (legg. ni), pertanto quando si raggiunge un obiettivo importante, a seguito di innumerevoli sforzi, si definisce liberatorio far assumere alle dita tale posizione.

Il primo ministro pro tempore indicò tale fenomeno più volte durante la Seconda Guerra mondiale, finanche dopo la prima “debacle” contro l’esercito tedesco a Dunkerque -tutto sommato più per la Francia che per la Gran Bretagna- tra virgolette poiché le truppe inglesi ricevettero l’ordine di ritirata.


Churchill fu incaricato da re Giorgio VI di formare un governo forte da resistere alla minaccia nazista -tradotto all’italiana- un esecutivo tecnico.

Attenzione! Sebbene la tempra del Sir non sia minimamente paragonabile a quella dei “nostri capi dicasteri” uscenti, non ha mai peccato di presunzione, ritenendo che il suo governo fosse “dei migliori”.

D’altronde se il Consiglio dei Ministri di Mario Draghi fosse stato così, a quest’ora centinaia di migliaia di famiglie e imprenditori italiani non si troverebbero costretti a risolvere il dilemma di riuscire a pagare le bollette salate del gas o portare il pane, anch’esso costoso, a casa. Si pensi, per tornare celermente al grandissimo statista, che la resistenza senza colore, senza alcuna “Bella ciao” -quella della fazione libertà, per intenderci- continuò a lavorare, a vivere una vita parva nonostante i bombardamenti durati circa duecento giorni.

Giorgia, certo non è in corso una guerra armata nel nostro Paese, ma il popolo con il suo strumento bellico più potente ha deciso di cambiare e speriamo che quel simbolo di vincita nel periodo nefasto che ti aspetterà, ereditato da quattordici anni di scatafascio sinistrorso, sia di buon auspicio.


Nel frattempo continueremo ad allietarci con Rino Gaetano.


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