di Mattia Vicentini Era la mattina del 26 dicembre di 76 anni fa quando in Corso Vittorio Emanuele 24, a Roma, nello studio del ragionier Arturo Michelini, nasceva da un manipolo di uomini, in quello che era, come recitava una canzone dell'epoca: "un cupo tramonto", il Movimento Sociale Italiano. Parteciparono alla riunione esecutiva tutti coloro i quali avrebbero poi fatto parte della classe dirigente dell'MSI. Pochi giorni dopo vennero nominati come segretari in giunta esecutiva Giorgio Almirante e Giacinto Trevisonno. Spiccava così il volo l'epopea missina. Fu da subito lanciato "l'appello agli italiani" che nell'idea doveva riunificare sotto un unico vessillo tutti coloro che non avevano deciso di cambiare quella pagina di storia. Così in poco tempo si venne a creare un fitto schieramento di forze eterogenee, gruppi, movimenti operai, riviste culturali, istituti religiosi ed interi apparati sociali. "Fatta l'italia bisogna fare gli italiani" diceva Massimo D'Azeglio, fatto l'MSI bisogna fare i missini avranno pensato Almirante e Trevisonno. Si passò quindi alla stesura della dottrina programmatica del Movimento, ma fin da subito emersero divergenze fra repubblichini e filo monarchici, fra socializzatori e corporativisti e tra conservatori e social-rivoluzionari. Sarà poi Almirante, segretario per eccellenza, a riuscire soprattutto nelle notti di tempesta a tenere il timone e le vele al vento per tornare in porto. Il simbolo, la Fiamma Tricolore, viene adottato per la prima volta; forse chi l'ha scelto non poteva immaginarlo, ma settantasei anni dopo quel simbolo realizzerà il sogno chiamato Italia andando al governo come primo partito. Esatto, ne ha fatta di strada quella fiammetta! Gli anni della nascita, quelli della repressione, gli scontri in piazza, i momenti bui e le vittorie elettorali; la svolta di Fiuggi e la fine di una storia poi rinata grazie all'audacia di pochi uomini. Uomini con una storia importante che si siede sulle loro gambe. Ed è così che nasce "in un atto d'amore" il partito del quale siamo eredi, di un sentimento tramutato nella forma ma non nell'assenza, come una fiamma che arde i cuori e ci riscalda nelle notti d'inverno.
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